Quartetto di Catania
Augusto Vismara primo violino
Marcello Spina secondo violino Gaetano Adorno viola
Alessandro Longo violoncello
«Uno sguardo sinottico su un periodo, su un genere strumentale, su questi compositori ingiustamente trascurati ci sembrava doveroso. Appariva a noi singolare che un’intera produzione cosiddetta “minore” fosse quasi del tutto dimenticata, per il semplice fatto che nessuno si preoccupasse di eseguirla, inciderla, renderla pubblica. Siamo convinti che questa iniziativa discografica possa contribuire a ridestare un interesse che vada ben oltre la semplice curiosità per delle musiche cadute in oblio. Ci auspichiamo che tale interesse possa esser coltivato sia nell’ambito esecutivo che in quello storico-musicologico. La bellezza, l’originalità e la sapienza musicale che abbiamo riscontrato fra le pagine di queste opere, ci fanno ben sperare in tal senso». (Quartetto di Catania).
Il progetto viene alla luce da un’esplorazione di Augusto Vismara e di Gaetano Adorno intorno al mondo del quartetto d’archi nell’Ottocento italiano. Dopo una caccia al tesoro durata alcuni anni e condivisa con i musicisti Marcello Spina e Alessandro Longo, viene fondato il Quartetto di Catania, con lo scopo preciso di pubblicare e di dare una veste sonora al frutto di questa ricerca, raccolta in una collana che prevede la realizzazione di dieci CD editi da TRP Music. L’iniziativa vuole essere anche, nelle intenzioni degli ideatori, un primo passo per contribuire a ridefinire una tavola di valori critici, musicali, musicologici, relativa alla musica da camera italiana del XIX secolo. Si tratta di un arco temporale ampio che ha prodotto una mole di composizioni rilevante, attraversato da una pletora di autori “minori” e da una serie di opere cameristiche ancora oggi difficilmente enumerabile. Purtroppo la maggior parte di questa musica è rimasta sulla carta, inspiegabilmente assente, con rarissime eccezioni, sia nel panorama discografico che in quello delle programmazioni concertistiche. Si potrebbe definire come un caso di generale e diffusa trascuratezza nel preservare e valorizzare opere che sono la testimonianza di un’epoca, di una ricerca stilistica, di un fermento creativo ancora tutto da scoprire.
Si è scelto di cominciare da tre compositori siciliani. Le fil rouge in questa raccolta è la loro comune origine: Pacini, Pappalardo, Platania sono tutti nati a Catania (la città di Vincenzo Bellini) rispettivamente nel 1796, nel 1817 e nel 1828. La collana prende il titolo di Quartetti d’archi in 3P proprio dalle iniziali dei loro cognomi. Il Quartetto di Catania ha dunque programmato la registrazione integrale dei quartetti per archi di Giovanni Pacini, Salvatore Pappalardo e Pietro Platania con lo scopo di evidenziare il contributo qualitativo e quantitativo dato dagli stessi alla musica per quartetto del romanticismo italiano. La pubblicazione (che comprende anche composizioni per quintetto e ottetto d’archi), offre per la prima volta agli appassionati di musica da camera una prospettiva su una stagione creativa tutta italiana che li vede tra i principali protagonisti.
In questo primo numero della collana sono presenti il secondo quartetto di Giovanni Pacini ed il primo quartetto Op. 4 di Salvatore Pappalardo. Si tratta di due opere abbastanza lontane per stile, architettura e coloratura musicale (cosa che si è voluta evidenziare anche con differenti riprese sonore delle due opere). La composizione di Pacini, il suo Secondo Quartetto in Do maggiore, è degli anni della maturità (1862) ed evidenzia una raffinata condotta polifonica e armonica delle parti; di prodigiosa precocità è il Quartetto in Do maggiore Op. 4 di un undicenne Pappalardo, se si crede alla data del manoscritto del giovane musicista, che ancora nella Catania del 1828 studia Haydn, Mozart e Beethoven nella biblioteca di un principe suo mecenate. Il Quartetto sarà poi dato alle stampe solo nel 1844.